Oggi vi parlerò di gossip. Di gossip nel mondo dell’arte! Ebbene sì cari Tramini, il pettegolezzo si insinua anche tra le pennellate dei più famosi dipinti al mondo. Nell’ultimo articolo vi ho parlato di Edouard Manet e di due delle sue opere più importati: Olympia e Le dejorne sur l’herbe. La donna che posò per lui è oggi una delle figure femminili più famose al mondo. Il suo vero nome è Victorine Meurent.
L’ultimo romanzo che ho letto “Rosso Parigi” di Maureen Gibbon racconta attraverso una sorta di diario o di intima confessione il suo rapporto con il pittore francese.
Capelli rossi, carnagione chiarissima, forme morbide ben distribuite, sguardo languido. Questo è quello che ci rimane di lei attraverso i dipinti di Manet. Ma chi era veramente Victorine?
Sappiamo che posò come modella anche per il fotografo Félix-Jacques Antoine Moulin e altri pittori come Edgar Degas e il belga Alfred Stevens, entrambi amici intimi di Manet. I suoi contemporanei la chiamavano La Crevette (Il gambero) per via della sua statura minuta e i capelli rossicci. Le sue origini erano modeste, figlia di un incisore e di una sarta, iniziò a fare da modella all’età di 16 anni.
Si dice che i due si conobbero nell’atelier di Thomas Couture di cui Manet era apprendista e Victorine posava come modella. La loro fu una passione intensa ma clandestina.
Manet infatti sposò un’altra donna, Suzanne Leenhoff, dalla quale ebbe anche un figlio. A partire dal 1860 iniziarono a lavorare insieme e da qui nasce la leggenda del loro amore. Victorine incarna perfettamente il desiderio di Manet di creare una pittura anticonvenzionale e di rompere con i modelli del passato. Irriverente e audace, queste le caratteristiche di Victorine, esattamente quello di cui aveva bisogno Manet per la sua arte. Erano fatti l’uno per l’altra.
Immaginate la situazione. Lei ha circa 18 anni, classe operaia, povera, con l’ambizione segreta di diventare un’artista. Manet ha da poco passato i 30 anni, è ricco, aristocratico e pittore. L’anno è il 1862; l’ambientazione, il suo studio a Parigi. Sta posando per lui e, mentre parlano, le loro idee si fondono. Finiscono per influenzarsi l’un l’altra. E’ così che verso i primi anni del 1870 Victorine decide di avvicinarsi alla pittura, questa volta non come soggetto ma come autrice.
Pare che questa scelta portò ad un distacco con Manet, prima di tutto per una questione stilistica. Victorine era più incline ad un modello di pittura accademico a cui il pittore francese invece si opponeva. La loro comunicazione viene come interrotta. Non parlano più la stessa lingua.
Nel 1875, la Meurent iniziò a studiare con il ritrattista Étienne Leroy e l’anno seguente, presentò per la prima volta un suo lavoro al Salon e fu accettato. Successivamente vi partecipò per altre sei volte. In questi anni non abbandonerà la professione di modella. Un modo per garantirsi un sostentamento autonomo e sicuro. Tra gli artisti che la ritrassero dal 1880 c’è anche Toulouse-Lautrec , che iniziò a presentarla come Olimpia. Victorine aveva già incarnato a pieno il nome del dipinto che la farà passare alla storia.
Chissà se aveva la percezione di essere un’icona. Un simbolo di audacia e anticonformismo. Chissà se la gente la riconosceva per strada. “Lei è l’Olympia, la modella che ha posato per Manet” – “Modella? A me pare che il buon Manet abbia usato una delle sue puttane, non una modella!”. Sicuramente i biografi non hanno risparmiato la povera Victorine da questa immagine, assegnandole anche una fine tipica degli artisti squattrinati dell’epoca, alcolizzata e disperata.
Le voci malevole avranno undubbiamente coronato la sua reputazione con epiteti poco gentili. Forse la decisione di mettersi dall’altra parte della tela sarà stato un modo per proteggersi da queste malelingue. Chi può dirlo. Le mie sono solo banali supposizioni.
Ma attenzione! Colpo di scena. Più di un secolo dopo la morte di Edouard Manet, lo storico dell’arte Eunice Lipton scoprì che il sua modella non morì giovane, ubriaca e squattrinata. La Meurent ha vissuto fino a 83 anni e colmo dei colmi ritiene improbabile anche la loro relazione!
Elementare Watson! Manet è morto a 51 anni per complicazioni legate al trattamento della sifilide, quindi una malattia incurabile. Se ci fosse stata una relazione sessuale anche la cara Meurent probabilmente avrebbe subito la stessa sorte. Lo storico sostiene inoltre che le sue non rimasero delle vane ambizioni ma che venne addirittura introdotta nel 1903 nella Société des Artistes Français.
Nonostante questo successo, la Meurent ha lottato per un certo tipo di riconoscimento e non ha mai avuto il privilegio di una formazione artistica adeguata. Eppure era ambiziosa e finanziariamente indipendente.
Troppo vecchia per posare e incapace di guadagnare abbastanza soldi dai suoi dipinti, Victorine divenne un usciere in un teatro fino a quando non si trasferì a Colombes, un sobborgo fuori Parigi. Qui visse per il resto della sua vita con un’insegnante di pianoforte, Marie Dufour.
Dopo la morte di Victorine e Marie, gli oggetti e i mobili contenuti nella loro casa, compresi i suoi dipinti, furono bruciati nel cortile. Tutto ciò che resta dell’arte di Victorine è il dipinto Le jour des rameaux, esposto al museo di Colombes
Oggi resta il suo corpo, il suo sguardo. Victorine non esiste più. Olympia vive per sempre.
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