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Jump atomico tra Dalì e Halsman

Jump atomico tra Dalì e Halsman

Dopo aver visitato la mostra dal titolo Sorprendeme! dedicata al fotografo Philippe Halsman alla Caixa Forum di Madrid, ho deciso di dedicare il prossimo articolo al suo incontro con il mio amato Salvador Dalì. Premetto che consiglio vivamente questa mostra sia per l’allestimento che per le meraviglie che si possono ammirare e scoprire in questo percorso. Ma veniamo a noi.

Correva l’anno 1941 e due tizi s’incontrano. Uno si chiama Salvador Dalì l’altro Philippe Halsman.

E cosa accade..? Che il Surrealismo si unisce alla fotografia e… BOOM!

Un’esplosione di idee, creatività, follia e genialità allo stato puro.

Effettivamente tutto è nato dopo qualche anno dal loro primo incontro, in seguito alla terribile esplosione nucleare che ha colpito il Giappone nel 1945, un evento che ha sconvolto il mondo intero e naturalmente…quello del pittore catalano Salvador Dalì. Il suo interesse in quel periodo è rivolto alla sospensione degli oggetti, in particolare al rapporto di attrazione e repulsione tra protoni e elettroni che si verifica appunto durante l’esplosione atomica. Nasce in questo periodo una nuova fase per la sua arte chiamata Mistica Nucleare in cui Dalì imposta la sua pittura sulla scelta di soggetti classici e cristiani, interpretati attraverso la visualizzazione di concetti scientifici.

“[…] Da allora l’atomo fu il principale oggetto dei miei pensieri. In molti scenari da me dipinti in quel periodo trova espressione la grande paura che mi assalì allorchè appresi la notizia dell’esplosione della bomba atomica. Decisi di utilizzare il mio metodo paranoico-critico per sondare quel mondo.

Io voglio conoscere e capire le forze e le leggi segrete delle cose al fine di dominarle. Io ho la geniale facoltà di disporre di un’arma eccezionale che mi consente di penetrare fino al nucleo della realtà: il misticismo, vale a dire l’intuizione profonda di ciò che è la comunicazione diretta col tutto, la visione assoluta in grazia della verità, in grazia di Dio. […]

Tra le opere di questo periodo ricordiamo Leda Atomica del 1949 e La Madonna di Port Lligat del 1950.

E questo in estrema sintesi il tizio numero uno: Salvador Dalì. L’altro, dicevamo, era il fotografo statunitense Philippe Halsman il quale un bel giorno ebbe una straordinaria intuizione. Un progetto fotografico molto azzardato… quasi surreale…?!  Che lo rese il più famoso fotografo ritrattista degli anni ’40 e ’50.

Decide di ritrarre i suoi soggetti in modo del tutto atipico…mentre saltano!

JUMP!

Abituati alle immagini delle riviste patinate in cui personaggi famosi dell’epoca apparivano in tutta la loro posata bellezza e singolarità, ecco che arriva lui, un tipetto dall’aspetto un po’ anonimo forse, ma dalla mente estremamente acuta ed ingegnosa che decide di sconvolgere l’irraggiungibilità di queste icone per elevarle alla più semplice condizione umana, quella di essere semplicemente se stessi.

Halsman definisce così questo suo lavoro:

“Ogni volto che vedo sembra nascondere – e, a volte, di sfuggita, di rivelare -. il mistero di un altro essere umano. Catturare questa rivelazione è diventato l’obiettivo e la passione della mia vita.”

E se da una parte abbiamo uno con la fissa della levitazione dei corpi e degli oggetti e l’altro con i suoi soggetti ritratti praticamente sospesi in aria, è un attimo che ci ritroviamo fotografie con gatti e sedie che volano, secchiate d’acqua che stanno per inondare l’atelier di uno strambo pittore dai lunghi baffi pettinati all’insù, mentre a sua volta, salta nell’atto di dipingere una tela…atomica.

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Questa opera d’arte surrealista, perché di questo si tratta…si intitola Dalì Atomicus (1948).

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Piccola postilla di curiosità legate a questa immagine: Philippe Halsman ha utilizzato una reflex biottica con negativi su lastre 4×5. Per costruire questa fotografia sono state impiegate ben sei ore di lavoro e più di venti tentativi servendosi di una equipe addetta al lancio dell’acqua e dei felini. Il cavalletto del pittore e il quadro sono risultati sospesi grazie all’utilizzo di corde trasparenti. Per rappresentare la levitazione Salvador Dalì ha eseguito un salto, dopo il lancio di acqua e gatti,  rispondendo attento al segnale di Halsman.  L’unico effetto in post produzione è stata la modificazione del taglio fotografico.  Il fotografo ha infatti eliminato la mano di sua moglie, complice di sorreggere una delle gambe della sedia. Fonti non certe sostengono che l’esperienza sia stata molto impegnativa per l’equipe, che ha dovuto sopportare a lungo gli schizzi d’acqua e la fatica, mentre gli unici che sembravano incolumi all’esperienza sono stati propri i mici.

A parte questi aneddoti degni di nota, io so solo che pagherei oro per poter essere catapultata indietro nel tempo e vivere insieme a loro quelle sei fantastiche ore di lavoro! Per assurdo…vorrei essere la macchina fotografica che in silenzio, nella sua posizione discreta ha assistito a tutto questo capolavoro e ha potuto immortalare per sempre l’unione artistica di menti tanto geniali da saper volare al di là di qualsiasi immaginazione e saltare oltre la mera rappresentazione del reale il tutto con un semplice…CLICK.!

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