Nel Salotto di TraMe oggi si parla di outsider. Uomini e donne che, imprigionati da una vita che li rende schiavi di se stessi e delle loro stesse azioni, hanno trovato nell’arte la loro via di fuga. Sono gli emarginati. Detenuti…in carcere o in cliniche psichiatriche.
Jean Dubuffet
Nel 1945 il pittore francese Jean Dubuffet coniò il termine Art Brut, inserendo in questa nuova concezione, artisti non “professionisti” che creano al di fuori degli schemi tradizionali dell’arte. Con questa teoria Dubuffet intende quindi tracciare una nuova strada per l’arte, composta da forze artistiche originali nate da persone “completamente digiune di cultura artistica” (così vengono definiti), ma che di fatto trovano nel fare arte il cibo di cui si nutrono avidamente.
E’ l’arte dell’impulso in cui la purezza del gesto non viene intaccato da fini ultimi che la società consumistica impone. La forma espressiva è libera dagli schemi istituzionalizzati e l’artista emerge nella sua spontaneità psichica, o per meglio dire psicotica.
Si tratta di una produzione indipendente. Spontanea. Non esiste tecnica nè modello estetico.
Le regole non esistono. Esiste solo la pura necessità di esprimersi.
Gli artisti outsider sono completamente soggiogati dalla tirannia della loro mente. Rischiano di isolarsi per sempre in balia delle loro pulsioni, ma nel momento in cui riescono a scovare il loro canale espressivo lo trasformano in via di comunicazione primaria, regalando a noi fruitori, affascinanti capolavori di assoluta inconsapevolezza creativa. Travolti da una vocazione inedita, gli outsider creano negli atelier degli ospedali psichiatrici: una paradossale stanza delle meraviglie in cui le inquietudini più profonde emergono spontaneamente.
Gli outsider non hanno pubblico. Creano per se stessi sfiorando i confini tra il conscio e il subconscio. Sfidano il sistema dell’arte ponendo l’istinto al comando delle loro opere.
Oreste Fernando Nannetti – Nof
Tra gli esponenti dell’Art Brut vi segnalo Oreste Fernando Nannetti noto con lo pseudonimo N.O.F.4 Egli fu pittore graffitista durante la sua reclusione dell’ospedale psichiatrico di Volterra a ridosso degli anni ’60. In quel periodo incise nelle sue ore d’aria, una serie di graffiti sugli intonaci del complesso, utilizzando le fibbie delle cinture che facevano parte della divisa degli internati.
I graffiti hanno per tema racconti visionari spesso incoerenti e difficilmente interpretabili.
Tra le frasi che sono state riconosciute leggiamo:
«io sono un astronautico ingegnere minerario nel sistema mentale»
«grafico metrico mobile della mortalità ospedaliera 10% per radiazioni magnetiche teletrasmesse 40% per malattie varie trasmesse o provocate 50% per odi e rancori personali provocati o trasmessi»
Graffiti di Nof presso l’ospedale psichiatrico di Volterra
Vi allego un breve video molto interessante per conoscere più da vicino la vita di questo outsider: Nannetti Oreste Fernando: N.O.F.4
Altro esponente è il siciliano Filippo Bentivegna che nel suo podere creo il “Castello Incantato”. Una sorta di museo all’aperto animato da migliaia di sculture in pietra.
Eccolo qui accoccolato tra le sue opere.
Filippo Bentivegna nel suo “Castello Incantato” – Sciacca
Oggi gli outsider sono ancora attivi in diverse strutture. Rinchiusi nel loro stato mentale continuano a creare opere che urlano il loro disturbo sotto il silenzioso atto della creazione impulsiva.
Affascinata da questa forma d’arte ho approfondito l’argomento leggendo e ascoltando alcune interviste di alcuni pazienti ricoverati presso l’ospedale psichiatrico Giudiziario di Castiglione delle Stiviere. Vorrei riportarvi qui alcuni estratti:
“Ho preso l’abitudine di dipingere pensando a delle parole e poi riportando le lettere sulla tela bianca..sulla tela bianca che un po’, dal mio punto di vista, rappresenta l’inconscio. Appena uno si…appena mi guardo..appena guardo la tela bianca ho anche un attimo di soggezione”
…
“….Niente di tutto ciò che mi passa per la testa è giudicabile e ciò che viene proiettato all’esterno diventa un oggetto e un dato di fatto. Non so se ho mai capito veramente l’essenza dell’arte. E’ proprio il dubbio..quel capire e non capire..quella certezza incertezza..che mi genera..quell’aspetto dell’arte che mi ha sempre affascinato.”
…
“Per me il disegno è un gioco. Ma come tutti i bambini lo prendo molto, molto sul serio, nel senso che è un modo di organizzare e disorganizzare lo spazio che ho davanti…”
…
“L’arte per me…l’arte per me è la mia vita. Ma non solo dipingere, l’arte e tutte le forme di arte a me piacciono, perché è espressività, armonia con l’universo.”
Si dice che la follia possa raggiungere le radici della creatività…
Gli outsider paradossalmente sono dei privilegiati. La loro mente scombinata li proietta in un mondo parallelo in cui dialogare con l’arte è l’unico modo per essere realmente liberi.
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Keith Haring: About Art – Il Salotto di TraME
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